Superstizioni a Londra: Kaspar e il Club dei Tredici

Capita un pò a tutti di cadere vittima di occasionali superstizioni. Nonostante io sia estremamente scettica a riguardo, tuttavia ammetto che quando mi capita di passare sotto una scala o di aprire un ombrello al chiuso, sento un brividino lungo la schiena… È infatti piuttosto difficile essere totalmente immuni a credenze popolari che durano da secoli e che ci vengono raccontate fin da bambini.

Nonostante Londra sia una città che va fiera del suo pragmatismo, tuttavia nemmeno lei è immune dalla superstizione, anzi. 

In Londra, Una Biografia Peter Ackroyd racconta le “superstiziose vie” della città, che hanno scelto di non avere il numero civico 13. Sembra che Fleet Street, Oxford Street, Park Lane, Praed Street, St James’s Street, Haymarket e Grosvenor Street evitino tutte l’infausto numero. Anche alcuni edifici sono superstiziosi: One Canada Square, per esempio, non ha un tredicesimo piano:  si passa dal dodicesimo direttamente al quattordicesimo. E come non citare il London Eye, che pur avendo 32 cabine, arriva fino alla 33? Come è possibile vi chiederete? Semplicemente perchè la 13 è stata omessa dal conteggio!

London Eye a Londra

Il curioso incidente al Savoy 

Correva l’anno 1898. Woolf Joel, un noto uomo d’affari che aveva guadagnato enormi ricchezze attraverso l’estrazione di diamanti e oro in Sud Africa, organizzò una cena al Savoy. Erano previsti quattordici commensali, ma all’ultimo minuto uno degli invitati non si presentò. Durante la cena si accennò e si scherzò sulla superstizione che chiunque avesse lasciato il tavolo per primo sarebbe stato maledetto dalla sfortuna. Secondo il racconto fu proprio Woolf Joel ad alzarsi per primo. Il destino volle che dopo pochi giorni, appena tornato a Johannesburg, gli spararono e morì. La cosa fece un certo scalpore a Londra.

Il Savoy Hotel sempre impeccabile nel servizio alla clientela, per evitare altri spiacevoli  incidenti, decise di offrire un nuovo servizio ai suoi clienti del suo ristorante. Ai gruppi di tredici che cenavano in albergo veniva data la possibilità di essere raggiunti da un membro del personale per tutta la durata del pasto. Questa soluzione però creò alcuni problemi collaterali. In primo luogo la presenza di un perfetto sconosciuto al tavolo impediva la discussione di questioni riservate, e per molti clienti del Savoy questo era il motivo per cui si erano riuniti. In secondo luogo, l’hotel stesso si privava del servizio di uno dei suoi camerieri, spesso per ore. Fu quindi necessario trovare un’altra soluzione. La soluzione fu Kaspar.

Kaspar non è altro che la scultura di un gatto, creata a metà degli anni Venti dall’artista Basil Ionide.  Scolpito da un unico tronco di platano londinese, dal 1927 partecipa ad ogni banchetto di tredici che si tiene al Savoy. Kaspar siede educatamente sulla quattordicesima sedia per assicurarsi che nessuna sfortuna faccia visita agli ospiti. Un tovagliolo gli viene legato al collo e gli vengono servite le portate, ogni volta abbinate al bicchiere e alle posate più consone. Dopo oltre novanta anni Kaspar è ancora in servizio. 

Il Club dei Tredici

Il Club dei Tredici si riuniva il 13 di ogni mese.

Nel corso della storia ci sono state persone molto determinate nel non volersi piegare alle superstizioni. Tra questi si possono annoverare, senza ombra di dubbio, i membri del Club dei Tredici.

Fondato da William H. Blanch a Londra nel 1890 (sulla scia di un altro club simile fondato qualche anno prima a New York) il club contava numerosi membri, inclusi giornalisti e politici di spicco.  Quando però il club invitò Oscar Wilde a farne parte, questi rifiutò, affermando: “Amo le superstizioni, sono un antidoto al buon senso”. 

Gli incontri del club

Gli incontri del club avvenivano il 13 di ogni mese presso l’Holborn Restaurant. Il pranzo veniva servito alle 13 in punto su tavoli con tredici coperti. Per raggiungere il proprio posto gli ospiti dovevano seguire un becchino e passare sotto delle scale. Ciascun membro indossava una cravatta verde e piccoli teschi nelle asole. I camerieri annunciavano l’inizio del pasto rompendo specchi. I commensali erano inoltre invitati a compiere piccoli rituali come versare il sale e aprire gli ombrelli all’interno della sala. 

Questo originale messa in scena aveva come obiettivo di offrire un antidoto a certe credenze popolari.  Il club riteveva infatti fosse suo dovere combattere le superstizioni.

Si racconta che in un’occasione ai membri del club furono offerti biglietti gratuiti sull’Orient Express da Parigi a Vienna. La condizione era che accettassero di viaggiare sul vagone numero 13. Il Manager della Compagnia era preoccupato perché molti passeggeri si rifiutavano di viaggiare in quella carrozza. Voleva quindi dimostrare ai suoi clienti che le loro paure erano completamente infondate. 

Il club dei Tredici si è sempre vantato del fatto che i suoi membri erano sani e prosperi. Blanch, il fondatore del club, quando gli venne chiesto se fosse mai successo qualcosa di brutto a qualcuno dei membri, rispose che solo uno era morto da quando il club era stato fondato. E con impeccabile humour inglese aggiunse: “E quel particolare membro non aveva nemmeno pagato la sua quota”.

Il club durò una decina di anni, fino alla morte di Blanch. Purtroppo anche l’Holborn Restaurant, dove il club era solito riunirsi, oggi non c’è più, rimpiazzato nel 1955 da un enorme edificio a vetri che ospita uffici.


Per altre curiosità sullo stile di vita degli Inglesi, ti consiglio di dare un’occhiata anche al post sulle strane abitudini e leggi bizzarre d’Inghilterra.

5 pensieri riguardo “Superstizioni a Londra: Kaspar e il Club dei Tredici

  1. Essendo un’amante di tutto ciò che è inglese, ho letto il post con immenso piacere! Non ne sapevo una, ti dico la verità! E ora voglio una cena con Kaspar XD

  2. Non conoscevo l’origine della superstizione legata ai 13 commensali! Furba l’idea di creare e usare Kaspar per tenere lontane le cattive vibrazioni, me lo devo ricordare in effetti. In Campania siamo molto superstiziosi, tutto ciò che faceva il Club del 13, per giunta fatto in un colpo solo, è impensabile per noi. Io sono abbastanza superstiziosa in effetti. Come diceva De Filippo: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male.”!

  3. Adoro le leggende e non credo assolutamente alle superstizioni, anche se molti inglesi rabbrividiscono ancora al Friday 13th per esempio. Non conoscevo però la storia del gatto Kaspar o del club dei Tredici. Un vero peccato che quest’ultimo si sia sciolto!

  4. Il libro di Peter Ackroyd è davvero una miniera d’informazioni su Londra e la sua storia!! Non ho una particolare superstizione relativa al numero 13, ma mi divertirebbe molto cenare col gatto Kaspar: temo però che una cena per tante persone al Savoy sia fuori dalla mia portata!!

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